Le argille sono presenti in natura in un’ampia varietà di colori e con differenti proprietà: dal punto di vista del vasaio però, la proprietà che determina la scelta del tipo di argilla è la plasticità. Grazie a questa proprietà, l’argilla, unita ad un’adeguata quantità di acqua, può essere plasmata nella forma voluta. Ciò avviene perché l’acqua avvolge le singole particelle che compongono l’argilla, lubrificandole in modo che possano scivolare una sull’altra. Più fini sono le particelle, maggiore è il grado di plasticità.
Importante è anche la quantità d’acqua da utilizzare: troppa renderebbe l’impasto molle, troppo poca non permetterebbe alle particelle di scorrere tra loro.
Essiccandosi, l’impasto di argilla perde acqua e, di conseguenza, si riduce anche il suo volume. Durante questo processo l’argilla perde di plasticità: la riacquista nuovamente se viene bagnata.
La fase di essiccazione è una delle più delicate, perché il vaso può fessurarsi e rompersi.
Per migliorare la qualità di lavorazione di alcune argille e per impedirne il fessuramento e la rottura durante l’essiccazione e la cottura, vengono aggiunti dei materiali non plastici: questi possono essere minerali (quarzo, calcite), elementi organici (semi, radici), bio-minerali (conchiglie) o fatti dall’uomo (ceramica triturata).
E’ molto difficile però, anche per un petrografo, distinguere se gli inclusi siano già presenti nell’argilla utilizzata o se siano stati aggiunti dal vasaio, soprattutto se si tratta di minerali come quarzo, mica, ecc..
La scelta del tipo di inclusi utilizzati dalle popolazioni preistoriche non è ancora del tutto compresa, anche se è possibile definire le proprietà di alcuni di questi materiali.
Ad esempio, il carbonato di calcio (CaCO3) è inerte fino a 750°C e la ceramica cotta al di sotto di questa temperatura rimane stabile.
La chamotte (ceramica triturata) è un additivo che presenta numerosi vantaggi rispetto agli inclusi naturali: è reperibile senza troppe difficoltà, e più facile da triturare dei minerali, essendo già cotta è stabile durante la nuova cottura.