La ceramica costituisce il materiale archeologico più abbondante nei contesti di scavo a partire dal Neolitico, periodo in cui inizia ad essere fabbricata regolarmente come strumento probabilmente connesso con l’alimentazione.
Negli studi preistorici ha rappresentato quindi lo strumento ideale per avere informazioni utili sul tipo di organizzazione del gruppo che l’ha prodotta, o conoscere le successioni crono-tipologiche divenendo il più frequente fossile guida, utilizzato per cronologie sia relative che assolute (come la ceramica micenea che per la sua precisa cronologia è stata utilizzata per datare contesti dell'età del Bronzo europei).
I metodi di studio della ceramica possono variare molto: possono seguire criteri tipologici, relativi quindi alle forme dei vasi, oppure si basano sull’aspetto tecnologico, con l’analisi delle diverse fasi di fabbricazione, o avere un indirizzo di tipo ecologico o sperimentale o, infine, etnoarcheologico.
Tutti questi metodi dovrebbero però essere integrati tra loro, senza prescindere l’uno dall’altro..
Intorno alla metà degli anni '50, Anna Shepard nell'opera fondamentale "Ceramics for the Archaeologist" (1956) sottolineava l'esigenza, per lo studio delle ceramiche provenienti dai contesti archeologici, di una stretta collaborazione tra archeologi e specialisti di discipline tecnologiche, nella consapevolezza dei limiti di ognuno nella comprensione di questo dato tanto ricco di potenziale esplicativo.
Da allora una vastissima letteratura rivolta alla molteplicità degli aspetti che si associano alla ceramica riflette l'interesse suscitato da questi studi.
L'analisi della ceramica sotto il profilo tecnologico si orientava inizialmente verso la individuazione delle materie prime, la ricostruzione del processo di fabbricazione, le evidenze di circolazione della materia prima e/o dei vasi finiti, mentre ricerche sull'uso e analisi delle decorazioni si sviluppavano meglio in seguito anche con il supporto di una maggiore disponibilità di dati etnologici.
Alle iniziative di Frederick Matson (durante il congresso tenuto a Vienna sul tema "Ceramics and Man" nel 1962 e pubblicato nel 1965) si deve infine la grande quantità e varietà delle più recenti angolazioni della ricerca nelle quali l'approccio tecnologico, storico ed etnografico si integrano in una prospettiva sistemica. Da Matson stesso definita "Ecologia della Ceramica", questa prospettiva vuole sottolineare la impossibilità di considerare il manufatto ceramico scisso dal suo contesto quando si voglia, dal vaso, risalire alle attività e al comportamento dell'uomo. Lo studio "ecologico" della ceramica risponde all’esigenza di ampliare l'interesse, nello studio di questo manufatto, ai processi e ai fattori sociali ad essa sottesi. Si concretizza in un metodo di indagini dei resti ceramici rinvenuti nei contesti di scavo, di carattere analitico, contestuale e multidisciplinare, nel quale i dati fisico-chimici supportano e si integrano alle ricostruzioni paleoambientali e alle ipotesi socioculturali. L'approccio ecologico, scrive Matson, "combinando molti interessi diversi (storico, tecnologico, ambientale)" può dunque "promuovere una migliore comprensione dell'uomo dai resti archeologici che egli stesso ha lasciato".
Negli anni successivi questo orientamento veniva ulteriormente potenziato nella collaborazione tra archeologi, naturalisti, antropologi e ceramisti.
Nei volumi "Pots and Potters" (Rice 1987) e "The Many Dimensions of Pottery" (Van der Leeuw, Pritchard 1984), molti lavori sono focalizzati sul tema dei contesti, per lo più ambientali, nei quali si collocano determinate produzioni ceramiche: dati archeometrici sono ormai parte integrante di queste ricerche volte a valutare gli aspetti ambientali che interagiscono con l'intera catena operatoria del vasaio. Sempre nell'ambito delle opere citate, ma anche in numerosi altri ambiti di studio, l'incremento di ricerche antropologiche, etnoarcheologiche e sperimentali specificamente finalizzate, rivelano ulteriore raffinamento nelle prospettive. Si realizza, almeno in forma progettuale, un interesse più mirato per la ceramica non come insieme di frammenti o di vasi, ma come risultato dell'attività di individui, di scelte operative, di variabili nel gusto o nell'esperienza del vasaio come consapevolezza dei limiti posti dalle materie prime, dagli strumenti, dalla destinazione d'uso del vaso.
Anche lo studio dei motivi decorativi e della loro variabilità intra-regionale, da un campo inizialmente tecnologico/classificatorio grazie anche agli apporti di esperienze antropologiche, si è esteso alla sfera delle interpretazioni di carattere generale come ad esempio i modi di organizzazione, interrelazione e trasmissione di conoscenze tra gruppi diversi o all'interno di singole comunità (Washburn 1983; Plog 1980; Hardin 1983; Longacre 1992; Longacre, Skibo 1994).
Infine, colmando un vuoto nella vasta gamma degli approcci alla ceramica proveniente dai contesti archeologici, recenti studi tecnologici ed etnografici hanno approfondito il tema dell'uso e della destinazione del vaso all'interno del gruppo (Skibo 1992).
Sono state formulate ipotesi analizzando specifiche forme ed espedienti tecnici in rapporto alla riuscita e alla resistenza all'uso sia in ambiti sperimentali che etnografici: anche in questo campo analisi tecnologiche, chimiche e fisiche su residui e tracce di uso costituiscono un più concreto e attuale campo di prova di tali ipotesi.
Hardin M. 1983 - The structure of Tarascan pottery painting, in Structure and Cognition in Art, ed. Washburn D.K., Cambridge University Press: New York.
Longacre W.A. 1992a (ed) - Ceramic Ethnoarchaeology, The University of Arizona Press: Tucson.
Longacre W.A. 1992b - The perfect marriage: the essential joining of ethnoarchaeology and experimental archaeology, in 12e Rencontres Internationals d'Archéologie et d'Histoire d'Antibes. Actes des Rencontres, Octobre 1990, Paris: CRA - CNRS.
Longacre W.A., Skibo J.M. 1994 (eds) - Kalinga Ethnoarchaeology: Expanding Archaeological Method and Theory, Smithsonian Institution Press: Washington and London.
Matson F.R. 1965 (ed.) - Ceramics and Man, Aldine: Chicago.
Plog S. 1980 - Stylistic Variation in Prehistoric Ceramics: Design analysis in the American Southwest, Cambridge University Press: Cambridge.
Rice P.M. 1987 - Pottery Analysis. A Source Book, University of Chicago Press: Chicago.
Shepard A. 1956 - Ceramics for the archaeologist, Carnegie Institution Publication: Washington, D.C.
Skibo J.M. 1992 - Pottery Function. A Use-Alteration Perspective, Plenum Press: New York and London.
Van der Leeuw S.E., Pritchard A.C. 1984 - The Many Dimensions of Pottery: Ceramics in Archaeology and Anthropology, Inst. for Pre- and Proto-history, Cingula 7: Amsterdam.
Washburn D.K. 1983 - Symmetry analysis of ceramic design: two tests of the method on Neolithic material from Greece and the Aegean, in Structure and Cognition in Art, ed. Washburn D.K., Cambridge University Press: Cambridge.