L’argilla è la materia prima costitutiva di ogni ceramica (maiolica, porcellana, grès, materiali refrattari).
E’ in natura un sedimento molto fine, risultato dell’erosione, del trascinamento e della deposizione di altre rocce; giacimenti di argilla sono localizzati spesso nei depositi fluviali, lacustri o marini.
Per il suo carattere di roccia sedimentaria la matrice argillosa ingloba spesso altri minerali e sostanze organiche anche in piccolissime particelle. Questi "minerali accessori" sono in genere di dimensioni maggiori di quelli "costitutivi" delle argille. Questi ultimi hanno molta importanza per la determinazione di tipi diversi di argilla, consentendone anche la localizzazione geografica. I primi invece, costituiscono aggiunte accidentali provenienti dai diversi ambienti che l’argilla attraversa o in cui si deposita.
Ogni particella o cristallo dell’argilla è tanto piccola da poter essere individuata soltanto con il microscopio (ad es. i cristalli della caolinite sono inferiori a 2 micron). Alla presenza di questi "minerali costitutivi" si deve la plasticità dell’argilla e la sua proprietà di indurirsi seccando.
Non tutte le argille allo stato naturale sono ugualmente adatte alla fabbricazione della ceramica: quasi tutte possono tollerare alte temperature di cottura (800°C), mentre a temperature più alte molte possono deformarsi o fessurarsi. Non tutte hanno il grado di plasticità necessario al montaggio dei vasi, ma anche una plasticità eccessiva può avere effetti indesiderati.
E’ stata proprio l’eccessiva duttilità ad indurre molto presto un "avanzamento tecnologico" tra i più antichi vasai, portandoli a miscelare argille diverse o ad aggiungere all’impasto altri minerali, conchiglie o sostanze organiche. Per chi affronta lo studio della più antica produzione ceramica è importante avere sia una buona conoscenza del minerale argilla, sia degli inclusi (o smagranti): ma è soprattutto importante poter distinguere quelli naturalmente presenti nell’argilla da quelli aggiunti dal vasaio.