Le Origini

La Cottura

La cottura è la prova finale di tutti i materiali e le tecniche impiegate nella realizzazione del vaso.

E' il momento della verità del vasaio e non è raro, perfino nei forni moderni elettronicamente controllati, che i vasi si rompano o si deformino durante la cottura. I vasai preistorici dovevano affrontare prove ancora più difficili.

 

Un vaso secco non cotto è duro, ma molto fragile e, se esposto all'acqua, ritorna allo stato di argilla plastica.

 

Temperature che superino i 550 °C circa inducono reazioni chimiche e fisiche irreversibili che trasformano il corpo argilloso, prima plastico, in un materiale rigido in forma permanente.

 

Se il vaso (o una parte qualsiasi di esso) è riscaldato troppo rapidamente, l'acqua si trasforma in vapore all'interno delle pareti e la pressione derivante può far esplodere il vaso.

 

Per questo i ceramisti preriscaldano i loro vasi ponendoli vicino al fuoco o nelle ceneri, per estrarre l’acqua lentamente e delicatamente prima di collocarli direttamente nel calore delle fiamme.

 

Le procedure di cottura variano notevolmente, ma possiamo individuare due categorie fondamentali: la cottura a fuoco diretto e quella indiretta.

 

Cottura a fuoco diretto

 

Le cotture a fuoco diretto sono i più semplici metodi di cottura, poiché non richiedono strutture, anche se a volte vengono utilizzati pozzetti poco profondi, pareti di contenimento ed anche coperture a volta. Raramente le cotture a fuoco diretto superano gli 850 °C (temperatura alla quale è stata cotta la maggior parte dei vasi neolitici). Le cotture a fuoco diretto sono semplici ma rischiose, e spesso portano ad un'alta percentuale di vasi rotti. Questo avviene per la difficoltà di controllare sia la gradualità del riscaldamento, sia l'uniformità del calore che raggiunge il vaso.

 

Cottura nel forno

 

In un forno, i vasi sono separati dal fuoco e spesso collocati sopra di esso, per assicurare una cottura più uniforme e più lenta e per sfruttare al meglio il calore prodotto dal fuoco. Il lento riscaldamento consente ai vasi di essiccarsi perfettamente, prima che la temperatura inizi ad innalzarsi in maniera brusca, assicurando anche che tutte le parti di ogni vaso si riscaldino all'incirca nello stesso tempo. I forni però richiedono un periodo più lungo per portare a termine la cottura (cotture sperimentali con forni simili alla riproduzione hanno richiesto una continua alimentazione con combustibile da 6 a 12 ore per raggiungere temperature di 900-1000 °C) e consumano molto più combustibile. La ceramica antica è tutta cotta a temperature basse rispetto agli standard della ceramica vetrificata moderna, ma i vasai preistorici raggiungevano effettivamente in alcuni casi temperature superiori ai 1000 °C.

 

Il forno

 

Il forno è una struttura che compare per la prima volta nei villaggi neolitici del Vicino Oriente e dell’Europa mediterranea dove assolve funzioni domestiche diverse: essiccazione e cottura di cereali, cottura del pane e di altri cibi, cottura della ceramica.

E’ costituito all’inizio da un vano chiuso da pareti per lo più in argilla e originariamente coperto da una volta: questa è raramente conservata nei giacimenti archeologici dove le uniche testimonianze sono spesso costituite da frammenti di intonaco leggermente ricurvi.

 

L’area circostante si presenta spesso molto arrossata e ricca di carboni. In forma più semplice, "aree di cottura" erano talora realizzate in fosse scavate nel terreno con il fondo coperto di pietre che si conservano fortemente arrossate: la copertura doveva essere costituita in questi casi dal solo combustibile. Quando tuttavia al forno viene attribuita una più esclusiva destinazione alla cottura della ceramica, acquista forme più complesse in genere a due vani: una camera di combustione dove viene raccolto il combustibile ed una di cottura dove vengono disposti anche su più piani i vasi. Un diaframma forato o un’apertura, attraverso il quale passa il calore della combustione, mette in comunicazione le due aree.